Frattura Scafoide

 (Curato da Guido De Luca – Fisioterapista)

Nella pratica dello sport agonistico, un trauma che ricorrentemente coinvolge gli atleti che praticano sport da impatto è la frattura dello scafoide, questa avviene comunemente per una caduta anteriore con polso in flessione dorsale e gomito esteso. Questa lesione è purtroppo conosciuta anche da atleti che praticano sport diversi da quelli dove vi è una forte tendenza al trauma, dato che la caduta anteriore può verificarsi in tantissime circostanze anche banali.

Se in una frattura composta le possibilità di risoluzione sono decisamente alte come brevi sono i tempi di recupero, purtroppo lo stesso non si può dire di una frattura scomposta, la vascolarizzazione dello scafoide è fortememte compromessa, ciò a discapito dei processi riparativi che rallentano la guarigione ed i tempi di recupero, e comunque gli atleti dovranno sottoporsi a lunghi trattamenti per una guarigione adeguata.

La sintomatologia è presente con un dolore contenuto alla palpazione e gonfiore nella regione scafoidea, contenuta è anche la perdita dei movimenti della mano, un esame radiografico, una RMN o una TAC confermeranno la diagnosi, dando esatta valutazione dell’entità del trauma, indicando meglio il tipo di trattamento da applicare.

La tecnica di tendenza è quella di immobilizzare il polso attarverso apparecchio gessato, con tempi variabili che vanno dalle due alle otto settimane e ciò dipende dall’entità e la gravità della frattura, periodicamente si eseguono radiografie di controllo per valutare la progressione della guarigione. Alla chirurgia si ricorre nei casi in cui vi sia una frattura scomposta o frammentata.

Un rischio ricorrente a cui gli atleti espongono, è quello della pseudo-artrosi, dove in assenza di callo osseo si crea appunto una falsa articolazione, ciò avviene quando l’atleta riduce sensibilmente i tempi di immobilizzazione e attiva le funzioni articolari precocemente.

Capita anche che la pseudo-artrosi si generi laddove siano state sospese le cure durante lo stadio convalescenziale, quindi riduzione degli stimoli riparativi e dei processi rigenerativi, per una soluzione definitiva alla pseudo-artrosi si deve intervenire con una vera e propria fissazione chirurgica e con trattamento fisioterapico post-operatorio diviso in diverse fasi, dove i tempi di immobilizzazione si riducono notevolmente.

Altro dato importante in questa patologia, è che buona parte degli atleti, non avendo implicazioni con gli arti inferiori, possono continuare a mantenere una discreta forma fisica,  quindi mantenere un metabolismo basale, una attività cardiovascolare e una attività muscolare e articolare adeguata, strumenti utilissimi nelle fasi iniziali della guarigione.

 

 

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