L’ambiente acquatico

Diventano di fondamentale interesse per l’idrokinesiterapista, le considerazioni riguardanti la temperatura del corpo rispetto a quella dell’acqua, la temperatura dell’acqua, la temperatura e il tasso di umidità dell’aria, la struttura della vasca, la composizione chimica, i fattori acustici e il rischio di shock elettrico.

La temperatura del corpo

Il corpo viene raffreddato dall’acqua circa quattro volte, o ancor di più in base alla temperatura dell’acqua stessa, più velocemente che dall’aria. Il calore, scoria del metabolismo energetico, può essere eliminato dal corpo tramite il fenomeno della conduzione termica o per evaporazione (il sudore che evapora sulla pelle abbassa la temperatura del corpo). La conduzione termica avviene quando due corpi, di diverse temperature, sono in contatto tra loro attraverso una sostanza solida, liquida o gassosa, e avviene una trasmissione del calore dal corpo con la temperatura più alta, a quello con la più bassa, al fine di equilibrare le due temperature; la trasmissione termina quando entrambi i corpi hanno la stessa temperatura. Nella maggior parte delle piscine dove si svolgono trattamenti d’idrokinesiterapia, la temperatura dell’acqua è al di sotto della normale temperatura del corpo. Dato che il corpo è immerso nell’acqua, la dispersione del calore tramite conduzione viene facilitata. Inoltre i pazienti, non si rendono conto degli effetti negativi del calore durante l’attività intensa, appunto perché sono immersi nell’acqua. Quello che invece può costituire un problema, sono i colpi di freddo, dovuti alla facilitazione degli effetti raffreddanti dell’acqua. Per evitare ciò, s’indossano giubbotti o indumenti che conservano la normale temperatura del corpo.

La temperatura dell’acqua

La temperatura dell’acqua compresa tra i 26° e i 30° è la più idonea per gli atleti in trattamento, perché permette reazioni e risposte fisiologiche normali all’attività fisica ed al conseguente aumento della temperatura corporea. Si dovrà evitare trattamenti a temperatura dell’acqua al di sotto dei 26° ed al di sopra dei 33°, in questi casi le risposte fisiologiche saranno alterate: con temperature più basse, sia il metabolismo che la frequenza cardiaca rallentano, la funzione circolatoria diminuisce e la maggior parte dei fluidi del corpo rimangono nella zona centrale del tronco, per mantenere caldi e funzionanti, gli organi interni. Se la circolazione è ridotta alla parte centrale del corpo, i muscoli rimarranno freddi e poco funzionali, aumentando il rischio d’infortunio. Potrà verificarsi un’ischemia nei muscoli degli arti inferiori e superiori, dovuto all’afflusso ridotto di sangue, la quale causerà crampi muscolari soprattutto nella parte posteriore dell’arto inferiore; esercitare un’attività muscolare a temperatura al di sopra dei 32° comporta ugualmente rischi in quanto aumentano la temperatura corporea, il metabolismo, la frequenza cardiaca, la circolazione del sangue e di altri liquidi; il corpo si surriscalda, la dispersione di calore è ostacolata e la temperatura corporea non regolata in modo adeguato. E’ importante sottolineare che per altri programmi riabilitativi, come ad esempio quelli per gravi neuro lesioni, queste temperature sono idonee, in quanto limitati i movimenti e minore l’intensità delle esercitazioni.

La temperatura e l’umidità dell’aria

La temperatura dell’aria in piscine coperte, in genere, rimane entro 5° rispetto a quella dell’acqua, e il tasso d’umidità in questi ambienti è altissimo. La combinazione di questi due fattori, normalmente ha poco effetto sui pazienti perché immersi nell’acqua, ma è di estrema importanza per il terapista che è fuori, il quale rischia surriscaldamento e disidratazione; nelle piscine scoperte sussistono altri problemi derivanti sempre dalla combinazione della temperatura e umidità dell’ambiente: se l’ambiente della piscina è per la maggior parte esposto al sole e ad alta temperatura può contribuire al surriscaldamento sia del terapista sia del paziente.

Caratteristiche della vasca

La profondità, la pendenza del fondo ed il diverso materiale di cui esso è costituito, rappresentano una serie di fattori incidenti sulla programmazione del trattamento riabilitativo, a volte anche limitanti. Alcune piscine, come quelle utilizzate solo per il nuoto, hanno una profondità poco variabile quindi le proposte operative sono limitate. Una piscina con pendenza graduale è l’ideale per soddisfare pazienti di stature diverse; una pendenza molto accentuata, invece, potrebbe causare lo scivolamento, un posizionamento squilibrato dei piedi, appoggio instabile di attrezzi (idrostep) e un allineamento errato del corpo. Il fondo vasca, per il materiale del quale è costituito, può provocare una serie di difficoltà: se è ruvido può provocare ferite sotto la pianta dei piedi, se, d’altra parte, è liscio diventa difficoltoso fare trazione sul fondo per effettuare movimenti, cambiare direzione, sollevare un arto, ecc.

Fattori d’ordine chimico

Ci sono molti fattori di natura chimica che possono causare condizioni di disagio ai pazienti: squilibrio tra alcalinità e acidità dell’acqua, detriti depositati sul fondo vasca non eliminati tramite aspirazione, presenza di ossidi di rame in acqua, utilizzo errato di prodotti chimici nell’acqua, uso di un filtro insufficiente per la quantità di utenti; tutto ciò può causare ai pazienti irritazioni alla gola e agli occhi, irritazioni della pelle, infezioni alle orecchie e il diffondersi di malattie.

Fattori acustici

Nelle piscine è difficile comunicare, e per l’eco determinato dai grandi soffitti e dalle strutture, e per i rumori dei ventilatori e dei sistemi filtranti; questo può essere frustrante sia per i pazienti, i quali non riescono ad ascoltare il terapista, sia per quest’ultimo che sforza troppo le corde vocali; a far fronte a ciò, l’uso di un linguaggio non verbale ma gestuale (“cueing”, fornisce segnali agli allievi circa i cambiamenti).

Rischio di shock elettrico

Si consiglia di usare con cautela gli apparecchi elettrici, microfoni, stereo, cronometri,etc., seguendo le norme di sicurezza vigenti. Molte piscine utilizzano impianti fonici con batterie a prova d’ acqua, ma in molte altre non è permesso l’ uso di apparecchi elettrici perché si teme il rischio di shock elettrico, specie nelle zone limitrofe alla piscina. Da queste considerazioni emerge quanto l’ambiente acquatico sia diverso da quello terrestre, e di quanti fattori bisogna tener conto per ottenere dei risultati positivi che soddisfino sia il paziente sia l’operatore.