Cenni Storici

 

In medicina sin dai tempi piĂą remoti è stata considerata come valido strumento di terapia nell’ambito di una medicina “naturale” che ancora non aveva a disposizione le risorse della chimica, della fisica e della biotecnologia. Da circa un secolo, in ambito ortopedico e traumatologico, si è cercato di utilizzare l’acqua come ambito riabilitativo sfruttandone le caratteristiche intrinseche di spinta idrostatica e di viscositĂ . Negli ultimi trenta anni però questa branca della medicina riabilitativa ha assunto una sua precisa identitĂ , è stata oggetto di studi scientifici e di valutazione critica al fine di definire precise indicazioni cliniche e protocolli da seguire nelle singole patologie.

In particolare la spinta idrostatica, riducendo virtualmente il peso corporeo, permette la ripresa del movimento e del carico parziale negli esiti della patologia dell’apparato locomotore e la resistenza all’avanzamento relativa alla maggiore viscositĂ  del fluido, in cui il movimento si compie, facilita l’incremento del reclutamento muscolare. La riduzione del peso corporeo, indotta dall’acqua, permette inoltre, utilizzando alcune tecniche particolari di lavoro in scarico, di intervenire sulle patologie della colonna vertebrale (discopatie, ernie del disco ecc.), anche in situazioni post-operatorie.

Fondamentale risulta l’apporto dell’acqua, associata al lavoro in palestra, nella riabilitazione dei traumi sportivi anche dopo intervento chirurgico. Da ciò la necessitĂ  di prospettare degli interventi riabilitativi piĂą globali che avessero in se anche l’apporto di nuove discipline e tecniche rieducative come ad esempio l’idrokinesiterapia. L’acqua rappresenta, infatti, un mezzo ideale, se si considera la presenza di una parziale assenza di gravitĂ , per far svolgere ad una persona disabile dei movimenti e degli esercizi che sarebbero impossibili, o in ogni caso difficili, da eseguire fuori.

L’attivitĂ  motoria svolta in acqua, offre la possibilitĂ  di un recupero di “schemi ed immagini“ di movimento che, pur parzialmente evocabili dopo il trauma o la malattia, non essendo stati piĂą esercitati, sono stati “ persi”, dimenticati, l’utilizzo dell’acqua può condurre poi, significative modificazioni alle componenti del deficit motorio ostacolanti il recupero funzionale e integrarsi così con le altre strategie rieducative.

Allo stato attuale si può infine concludere nell’affermare, che la riabilitazione in acqua sia metodica indispensabile in qualsiasi istituto che voglia garantire un moderno e valido recupero funzionale sia in campo neurologico che ortopedico.