Paratenoniti

(Curato da Guido De Luca – Fisioterapista)

Gli sportivi durante la loro pratica si ritrovano ad esprimere la loro gestualità in maniera non solo asimmetrica ma con una ripetività tale da  generare una infiammazione della guaina dei tendini, con la conseguente limitazione della funzione, e la riduzione del carico esercitato sul tendine stesso.

Di frequente l’atleta tende a cronicizzare la patologia sia per le diverse cure manchevoli effettuate durante le fasi precedenti, e di fatto senza mai essere approdati ad una vera e propria guarigione,  sia per la riduzione o quasi assenza di dolore a muscoli caldi e quindi durante l’attivitĂ  sportiva, fase questa iniziale, dove la patologia presenta la prima sintomatologia dolorosa.

Quando l’area colpita investe il tendine di achille, fra l’altro contemplato nella maggior parte dei casi, la possibilitĂ  e la tendenza alla cronicitĂ  si eleva, infatti questo tipo di patologia interessa per la maggiore i podisti, dato il gran numero di chilometri percorsi quotidianamente.

Per una corretta diagnosi oltre alla strumentale TAC, RMN, Radiografia ed Ecografia, ci si avvale della palpazione per una valutazione dell’edema e del dolore, spesso questo non ben localizzato, crepitii e scrosci sono frequenti durante la funzionalitĂ  meccanica, la funzione motoria risulta limitata in maniera lieve o grave, ma se l’atleta durante l’esercizio a caldo riduce il  dolore in maniera significativa, ciò non potrĂ  altro che indurre a diagnosticare cronicitĂ . Non di rado una buona ecografia e/o radiografia sono capaci di far apprezzare i vari stadi di calcificazioni.

In fase acuta o in fase di riacutizzazione da una situazione di cronicitĂ , si sospendono le attivitĂ  sportive si osserva riposo per almeno 48 ore e si può applicare la tecnica P.R.I.C.E. che prevede ghiaccio e compressione associati, elevazione della zona interessata e riposo con un sostegno protettivo adeguato da limitare la funzione. La gestione dell’edema da infiammazione è importante per accellerare i tempi di guarigione.

Dopo 72 ore dall’evento infiammante, la ripresa funzionale viene promossa optando per l’idrokinesiterapia come trattamento iniziale, in modo particolare quando ci si riferisce all’arto inferiore. La semplice deambulazione pluridirezionale ad esempio, permette all’atleta di acquisire coordinazione e controllo articolare in maniera spontanea conservando la motricitĂ  globale, il livello dell’acqua nei primi giorni deve essere decisamente alto per ridurre al massimo le forze di taglio e il carico podalico, solo alla seconda settimana si prospetta al paziente un carico progressivo influenzando il livello dell’acqua.

Anche quando si parla di arto superiore, l’idrokinesiterapia sembra dare risultati migliori, l’assenza di inerzia quindi un’assistenza fisiologica al movimento, la temperatura dell’acqua che con i suoi 32°/33° rilassa la muscolatura riduce l’algia e rompe gli schemi di protezione, ed infine la densitĂ  del fluido acqua, capace di offrire una resistenza moderata al movimento, ma anche un valido strumento per il potenziamento.

Gli atleti curati che nelle fasi iniziali della riabilitazione fruiscono dell’idrokinesiterapia, completano il potenziamento in palestra in tempi relativamente brevi, non è così purtroppo per quegli atleti, dove la cronicitĂ  ha degenerato i tessuti in maniera tale da non poter essere recuperati nemmeno con la chirurgia. Non si disdegnano in fase iniziale anche un bendaggio funzionale o di scarico tendineo,  destinati a scomparire nelle fasi successive, come anche terapia strumentale utilizzando ultrasuoni e diatermia ad onde corte per il controllo dell’infiammazione.

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