Trattamento Idrokinesiterapia in chirurgia frattura collo femore

Nei casi di postumi di frattura del collo chirurgico del femore (ci si riferisce ai casi trattata chirurgicamente),

ma ovviamente anche per tutte quelle patologie che colpiscono gli arti inferiori inficiando la deambulazione, si prevede uno specifico approccio terapeutico.

Specifico perché altalenato da esercizi prettamente passivi e attivi-assistiti con attività segmentaria a lettino e dall’idrokinesiterapia che da sola fornisce un supporto importantissimo per le basi di un ottimo programma di riabilitazione data la sua attività che fisiologicamente aspira al coinvolgimento globale della motricità.

Ci limiteremo alla descrizione dei programmi generali proponibili ad un paziente immerso e che utilizzano le caratteristiche termiche, idrostatiche e idrodinamiche dell’acqua.

Alcune tecniche sono ispirate alla Kinesi al lettino, ma solo alcune e con particolari riferimenti, offrendo la possibilità di esercizi analitici facilmente controllabili.

Al contrario gli esercizi globali, quelli più difficili e più pericolosi vengono eseguiti in vasca.

In immersione la deambulazione, l’equilibrio e la coordinazione dei movimenti possono essere rieducati anche prima del recupero della forza muscolare e della completa consolidazione ossea, perché coinvolti continuamente dalla propriocettività e dagli stimoli esterocettivi.

In sintesi abbiamo tre gruppi di esercizi:

  • Esercizio di rimessa in carico progressiva
  • Esercizio di mobilizzazione
  • Esercizio di rieducazione neuromotoria

Esercizi di rimessa in carico progressiva

Una frattura di un osso portante ( arto inferiore) può essere messa in carico parziale in immersione esternale (percentuale variabile del peso corporeo dipeso dal grado di immersione) in un tempo di 16 settimane, secondo il tipo e la gravità di frattura e la tecnica di trattamento.

A ogni livello di immersione l’appoggio deve essere completo sugli arti inferiori, mentre gli arti superiori intervengono solo per conservare e consolidare l’equilibrio ricercando in automatico un nuovo schema corporeo non più alterato dalle compensazioni . Il livello di immersione è progressivamente abbassato secondo un programma dettagliato fino alla rimessa in carico completa a secco decisa dopo la consolidazione ossea.

La Kinesiterapia in palestra si realizza parallelamente con attività coerenti a quelle di idrokinesiterapia nella finalizzazione degli obiettivi: di recupero articolare, di rimessa in carico e di potenziamento muscolare.

Esercizi di mobilizzazione

Sono innanzi tutto, esercizi attivi, assistiti dalla spinta idrostatica o frenati dalla resistenza idrodinamica.

Sono utilizzati:

  • per recuperare mobilità articolare
  • per esercitare i muscoli deficitari

La mobilizzazione passiva è possibile nell’acqua, dona analgesia portata dal calore. La possibilità di decoaptazione articolare sia meccanica sia manuale, gli stiramenti muscolari, e altre tecniche già utilizzate in palestra fanno da corredo alla Kinesi passiva.

Gli esercizi globali permettono tutti i passaggi intermedi tra il movimento elementare ed il nuoto e possono coinvolgere una articolazione più delle altre.

È indispensabile una fase di adattamento per i pazienti altrimenti non sarà ottenuta la detensione muscolare rendendo la terapia più dannosa che utile.

Fase di ambientamento

Necessaria questa fase affinché il paziente, attraverso una acquaticità acquisita o da acquisire, possa godere a pieno di tutti gli strumenti utilizzabili in idrokinesiterapia, quindi all’inizio il paziente eretto si tiene alla sbarra di appoggio con l’idrokinesiterapista a lato; poi immersione delle spalle, del viso e della testa con esercizi di apnea, di espirazione e d’apertura degli occhi nell’acqua; ancora la messa in orizzontale con galleggianti e percezione del galleggiamento tenendosi alla barra e poi lasciandola; infine, percezione delle possibilità di spostamento con movimento degli arti.

Le posizioni eretta ed in galleggiamento dorsale, sono le posizioni di partenza più utilizzate.

Esercizi di rieducazione neuromotoria

Una riprogrammazione del sistema neuromuscolare è necessaria quando la parte recettoriale è ancora silenziosa e intorpidita:

  • dopo immobilizzazione forzata o scarico prolungato di un arto
  • dopo intervento di riduzione fratture chirurgicamente trattate, riguardante un’articolazione portante dell’arto inferiore

La pressione idrostatica e l’effetto dell’acqua sui tessuti sono avvertiti positivamente dal paziente, questi forniscono degli stimoli esterocettivi e propriocettivi che possono facilitare ed aiutare la percezione del movimento e della posizione del corpo nello spazio “acqua” (senso cinestesico).

La temperatura dell’acqua 32°/33°, riduce il dolore e le contratture.

Questi esercizi, si ricorda ancora una volta, sono parte di un protocollo riabilitativo e non solo attività risolutive alle problematiche relative alla riabilitazione del paziente.

L’idrokinesiterapia resta quindi un utile strumento a disposizione del terapista in un programma di riabilitazione dell’arto inferiore e diviene il trampolino di lancio per attività complesse in palestra dove si aspira al recupero totale del gesto atletico.

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